COVID-19, sigla che sta per il Corona Virus Diseases 19 (cioè malattia da coronavirus 2019, in quanto comparsa in Cina nel dicembre del 2019), è una malattia respiratoria causata da un virus, che è il coronavirus cosiddetto SARS CoV-2 (Sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2).
Le conseguenze sono molto variabili e passano da un comune raffreddore, a una sindrome influenzale importante fino alla polmonite interstiziale. Molto dipende dallo stato immunitario dei pazienti. Il paziente di 38 anni, caso 1 di Codogno, si è infettato verosimilmente dopo/durante una gara agonistica – e si sa che lo stress fisico causa un momentaneo calo delle difese immunitarie e questo può spiegare il grave andamento in una persona apparentemente sana e sportiva.
Sappiamo che questo è virus respiratorio e quindi si trasmette da persona a persona soprattutto attraverso le goccioline di saliva. Queste particelle emesse con la tosse vengono inalate sia dal naso che dalla bocca e quindi, come nel comune raffreddore, scendono verso gli alveoli polmonari.
Il nuovo coronavirus si chiama in questo modo perché ha tante punte che ricordano quelle delle corone. Queste insieme ad altri meccanismi permettono al virus di attaccarsi alle cellule dell’organismo da infettare. Una volta che si sono legati alle cellule ospiti, i virus rilasciano il loro codice genetico modificando il comportamento della cellula.
I primi sintomi spesso partono dalla gola con mal di gola e tosse secca. Poi il virus striscia progressivamente lungo i bronchi. Quando il virus raggiunge i polmoni, le loro mucose si infiammano. Ciò può danneggiare gli alveoli o le sacche polmonari che devono lavorare di più per svolgere la loro funzione di fornire ossigeno al sangue che circola in tutto il nostro corpo e rimuovere l’anidride carbonica dal sangue. Il gonfiore e il flusso alterato di ossigeno possono far riempire quelle aree dei polmoni con liquido, pus e cellule morte causando polmonite. Proprio a causa di questa degenerazione alcuni pazienti accusano gravi problemi respiratori, tanto che devono essere ricoverati in terapia intensiva e ventilati.
Keith Mortman, medico all’ospedale universitario George Washington, ha creato un modello di realtà virtuale a 360° dei polmoni di uno dei suoi pazienti affetto da coronavirus. Nel video si possono vedere le parti sane dei polmoni (aree blu) e quelle attaccate dal virus (aree gialle). Il modello 3D è stato realizzato utilizzando la tomografia computerizzata dei polmoni.
Dalle immagini si può davvero iniziare a capire quanto sia grave la quantità di danno che sta causando il tessuto polmonare. Il danno purtroppo non è isolato ad una parte del polmone, ma è un danno grave ad entrambi i polmoni in modo diffuso, tendendo a ridurre l’attività polmonare, a chiuderli. I pazienti hanno quindi necessità di avere ossigeno supplementare perché sono “affamati” d’aria, ma soprattutto hanno bisogno di reclutare quanto più possibile i polmoni in modo tare da mantenere gli alveoli più aperti possibile.
Al momento purtroppo non esiste una terapia specifica, un vaccino prima di un anno difficilmente lo avremo a disposizione. Nel frattempo però il Dottor Nicola Di Francesco, medico rianimatore all’ospedale di Aosta, ha rilanciato – adattandolo – l’esercizio anti- COVID messo a punto dal collega Pietro Addamo. Un esercizio pensato per chi è ammalato a casa (quindi in condizioni non serie) in modo da tenere in forma i polmoni e non perderne l’elasticità.
Quello che serve è un tubicino. Per avere una buona efficacia servirebbe un tubo lungo 60-80 cm con diametro di 1 cm, ma in caso di irreperibilità va bene anche quello dell’aerosol che abbiamo in casa staccato dalla base.
A questo punto inserirlo fino in fondo ad una bottiglia con circa 15 cm di acqua (non è importante la dimensione della bottiglia).

L’esercizio ora consiste nell’inspirare in maniera normale dal naso ed espirare con la bocca nel tubicino facendo fare le bollicine. L’esercizio è ripetibile per 5 minuti, anche 4 volte al giorno. Teniamo a mente però darci il tempo di recuperare in quanto molto impegnativo. L’esercizio è semplice ma va fatto correttamente e senza sforzare troppo altrimenti si rischia di peggiorare la situazione. In caso di giramento di testa interrompete l’esercizio.
Questo banale esercizio recluta i polmoni nella periferia e li espande, combattendo la patologia che tende a chiuderli. Dai primi studi si può vedere come facendo questo semplice esercizio i pazienti ne traggano giovamento sia a livello clinico che sintomatologico.